Una città quasi magica
L’Aquila è una città quasi magica, capace di nascere, scomparire, risorgere e poi ancora crollare, ma mai perire, come scrive l’Anonimo che compose il Cantare sulla guerra che L’Aquila si trovò ad affrontare nel XV secolo contro Braccio da Montone. L’Aquila bella mai non pò perire, perché una città che vive sui crinali di rapporti politici travagliati e delicati – come quelli che interessarono l’Italia fino all’Unità – non può morire, in virtù della sua funzione, insieme, di cerniera del Regno, di avamposto papale e di fiera città autonoma dall’uno e dall’altro.
Una città a vocazione culturale
L’Aquila è una città a vocazione culturale, turistica e amministrativa. Proprio la musica ha rappresentato nel tempo una delle cifre caratterizzanti del tessuto sociale aquilano: la città vanta, infatti, il maggior consumo di musica classica pro capite per numero di abitanti. Hemingway disse che L’Aquila ha la più bella primavera d’Italia e Guido Piovene così parla della sua luce: “Una luce già di montagna splende nelle vie dell’Aquila e, penetrando anche nei vicoli più stretti dei quartieri vecchi, porta uno scintillio nell’ombra”.
CENNI STORICI
Costruzione del 1708
Palazzo Manieri è tra i più importanti ed antichi palazzi della Città dell’Aquila. E’ compreso tra corso Federico II, via Rosso Guelfaglione e via Bazzano. Il palazzo pervenne alle sue forme attuali lentamente solo alla metà del ‘700, dopo che dal 1708 Giuseppe Manieri aveva avviato la trasformazione in palazzo delle vecchie case quattrocentesche della famiglia.
Non solo linee rette
All’esterno la costruzione presenta solo linee rette, concedendo curve e bombati nelle scalinate interne, in una sobrietà classica mossa ma non turbata dal fregio dorico del cornicione. Schiacciante è la prevalenza del piano nobile, con le sue finestre slanciate su balaustre collegate fra loro e con quella del balconcino centrale, adagiato sul non ricco portale, da una doppia cornice.
Volte a vela o a padiglione
Accentuano lo slancio delle finestre del piano nobile non solo lo sviluppo ampio del loro coronamento, fatto di timpani triangolari su alte mensole, ma anche i gruppi di gocce doriche pendenti dal basso della doppia cornice sulle sottostanti finestre quadrate del piano terra, le quali vengono così a figurare come la base delle finestre in questione.